giovedì 22 ottobre 2009

Una lettura "debole" del processo di formazione dello Stato moderno (Oestreich)

"La monarchia assoluta è caratterizzata dalla tendenza a mantenere libera e a organizzare in modo indipendente la sfera della direzione statale all'interno e insieme la rappresentanza statale generale verso l'esterno, nei confronti di ogni concorso di altre forze, e in particolare dei ceti imperiali, provinciali e territoriali, intese come forze particolari contrapposte alla volontà di centralizzazione e di potenza del principe." (p. 174)
  E' stato L. von Ranke, per primo, a fissare l'attenzione "sull'evoluzione e la crescita dell'apparato di potere necessario per la condotta della guerra e per la diplomazia: cioè gli eserciti regolari o le flotte o le burocrazie." (p. 175). L'analisi si è poi allargata alla politica economica, all'amministrazione, ai rapporti Stati-Chiese: sempre con un approccio dall'alto, dal Palazzo, ma almeno con una ricca messe di risultati, soprattutto sul piano della pubblicazione di fonti (p. 176-177). Infine, sono emersi tutti quegli elementi che stavano sotto la costruzione statale: "i ceti provinciali, le associazioni regionali, le forze locali, le signorie fondiarie e cittadine, i poteri intermedi. In termini più poveri: oggi si indaga e si discute molto degli elementi non assolutistici dell'assolutismo, degli ambiti d'autonomia in esso persistenti." (p. 177). Grazie a Otto Brunner, è emerso il mondo nobiliare come "l'elemento costitutivo determinante non soltanto per la vita spirituale, sociale ed economica, ma anche per la configurazione politica della società statale assolutistica." (ibid.)
  Diverse caratteristiche regionali hanno preso il posto delle presupposte caratteristiche comuni dell'assolutismo europeo: e anche in Francia sono emersi i fattori di resistenza attiva (nobili, consigli municipali o provinciali) allo Stato amministrativo dell'assolutismo (pp. 178-179).
  Ne deriva una nuova visione del processo di statalizzazione: al piano più alto, quello dello Stato, principe, corte e burocrazia statale "hanno intrapreso un'operazione di progressivo scioglimento e isolamento dei poteri intrecciati insieme nel complesso della statualità feudale, realizzando poi una concentrazione delle forze in tal modo separate. Si tratta di un lento potenziamento (Straffung) del potere centrale, attraverso il superamento di influssi non centrali, cioè regionali e locali, ma non di un assoggettamento dei poteri locali." (p. 179). Non vi fu invece un "centralismo" capace di penetrare fin agli stati inferiori - provinciale e locale - almeno fino al '700 (p. 179). Infatti: "L'assolutismo europeo non fu assolutamente un ordinamento sovrano e autoritario organizzato compiutamente con delega di poteri e diritti promananti dal centro; al contrario il governo personale del principe nella sfera centrale, il governo di gabinetto o anche in sua vece del primo ministro, rimane senza un corrispondente potere politico sul piano locale." (pp. 179-180).
Resta da tenere in particolare considerazione il complesso delle libertà dei ceti, dei privilegi territoriali: nell'ambito locale "poteri individuali o corporativi esercitavano signoria giurisdizionale, terriera e personale, diritto di patronato e potere di polizia, in cui non interveniva in alcun modo la nuova amministrazione dello Stato sovrano." (p. 180). Il quadro vale in particolar modo per Inghilterra, Stati nordici, Polonia e Ungheria, ma riceve conferme  anche per la Germania e - in parte -per la Francia. Dunque la centralizzazione si limitava al fatto che la monarchia "tendeva a sovrapporre lentamente a questi poteri regionali e locali istituzioni proprie, cercando di sostituirle ad essi, dopo la loro esautorizzazione, mediante prestazioni più positive." (ibid.). L'A. invita dunque alla "considerazione del vecchio e del nuovo" (p. 181).
  Funzione fondamentale dell'assolutismo - e suo eminente risultato - è stata l'opera di disciplina sociale: non dunque la razionalizzazione weberiana (p. 181). "Il principio del comando e dell'obbedienza, passato dal mondo antico al nuovo ordinamento politico, subentrò al posto della reciproca fedeltà obbligatoria." (p. 182) Al rapporto medievale di fedeltà subentrò quello di contratto (p. 183).
 
  Risultato del processo: "La statizzazione di molti settori degli antichi ambiti e diritti di signoria, 'liberi dallo Stato', l'ampliamento della sfera esterna del potere statale attraverso l'assunzione di nuovi compiti dei sempre più estesi ambiti sociali, fu completato dal mutamento della concezione dello Stato: una nuova concezione politica delle istituzioni e dei suoi titolari. Il processo spirituale fu altrettanto importante di quello materiale. Così nacque la devozione verso lo Stato e l'infatuazione per lo Stato, entro le quali si svolse in nome dell'individuo e della libertà personale la rivoluzione spirituale e politica, sociale ed economica dopo il 1789." (p. 189).

Gerhard Oestreich, Problemi di struttura dell'assolutismo europeo , in Lo Stato moderno, I: Dal medioevo all'età moderna, a cura di E. Rotelli e P. Schiera, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 173-191.

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