giovedì 22 ottobre 2009

I ceti come "freno" del potere dei sovrani

«Dal punto di vista della storia politica può essere legittimo parlare di un passaggio da uno Stato feudale a uno Stato per ceti nel secolo XIV, poiché solo da quest'epoca in poi i ceti organizzati politicamente, per lo più chiamati a un'azione comune dai principi stessi e articolati in Curie o assemblee di ceto, si contrappongono al sovrano considerato spesso come partner dotato di uguali diritti. Eppure politicamente le limitazioni del potere centrale non derivano in nessun modo solo dalle assemblee di ceti ... Tutti gli svariati poteri intermedi - l'amministrazione autonoma regionale, le città, le signorie terriere - agirono da antagoniste fortunate al potere della corona che perdurava solo faticosamente. Tutti questi difesero contemporaneamente gli interessi regionali, certamente in modo egoistico e sfociante, nelle città dei secoli XVII e XVIII, nel nepotismo; ma con la loro resistenza passiva, con il loro potere dovunque in concorrenza con la corona, essi crearono una quantità di centri intermedi regionali. Si pensi soltanto al ruolo giocato in Francia ancora fino al secolo XVIII dai giuristi riuniti in corporazioni locali, talora di importanza regionale, e come soprattutto i Parlamenti abbiano agito come centri spirituali e sociali delle regioni. E dove, come ad esempio nel piccolo Stato tedesco, era il principe a occupare questa posizione, egli era però circondato e limitato dalla società nobiliare coi suoi privilegi, come ad esempio con la pretesa di occupare il banco della nobiltà nei governi e nei tribunali. Gli influssi regionali e corporativi hanno ripetutamente agito proprio su quella istituzione, la burocrazia, con la quale il principato arrestò il processo di consolidamento politico dei ceti, da esso stesso causato, al fine di impedire che divenisse uno strumento esclusivo della volontà del principe e della ragion di Stato.»

Gerhard Dietrich, Regionalismo e sistema per ceti: tema di fondo della storia europea, in Lo Stato moderno, I: Dal medioevo all'età moderna, a cura di E. Rotelli e P. Schiera, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 193-219 (in particolare pp. 203-204)

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